PARALISI DI BELL: COME PUO’ INTERVENIRE L’OSTEOPATA
La paralisi di Bell è una paralisi facciale, dettata da una disfunzione del nervo faciale che determina l’incapacità di controllare i muscoli del viso. Generalmente viene colpito solo un lato della faccia e si ha una possibile perdita della sensibilità gustativa della parte anteriore della lingua. Questo è dovuto al fatto che i muscoli della faccia e la porzione linguale sono innervati da tale nervo.
Non è sempre possibile però risalire alle cause che portano a questa condizione, nella maggior parte dei casi la paralisi è dettata da un’infezione virale che colpisce il nervo stesso.
L’infiammazione che ne deriva provoca gonfiore e quindi una possibile compressione del nervo all’interno del suo passaggio cranico, generando un’impossibilità di controllo delle strutture da esso innervate e la conseguente paralisi.
Un’altra ipotesi sull’origine di tale patologia è basata sulla correlazione anatomica esistente tra l’area di passaggio del nervo faciale e la sua vascolarizzazione.
Il drenaggio del cranio avviene tramite i seni venosi, canali venosi che raccolgono il sangue dall’encefalo, per poi confluire nella vena giugulare interna. Il VII nervo cranico ha origine intracranica, decorre all’interno dell’osso temporale e ne fuoriesce a livello della sua porzione mastoidea. Quest’area in particolare è drenata dalle vene mastoidee, le quali confluiscono direttamente nel plesso sub- occipitale. Tale seno venoso si forma attorno al forame occipitale, ovvero dove nasce la vena giugulare interna, punto di fuoriuscita del sangue venoso cranico.
Per la relazione anatomica descritta, è possibile quindi ipotizzare che un’incapacità di deflusso del sangue venoso a livello dell’area mastoidea possa causare una compressione del nervo faciale. Condizione che porta, come spiegato in precedenza, ad un’incapacità di controllo da parte del nervo delle strutture innervate ed alla conseguente paralisi.
L’osteopatia in questa condizione può intervenire, ad esempio, tramite quella che viene chiamata “tecnica di drenaggio dei seni venosi”. Tale tecnica viene utilizzata per rimodulare e detendere le membrane intracraniche. I seni venosi sono contenuti all’interno degli sdoppiamenti delle membrane durali e una diminuzione delle tensioni membranose potrebbe quindi favorire una migliore circolazione venosa. L’effetto drenante di tale tecnica potrebbe, di conseguenza, portare ad una decompressione a livello del decorso del nervo faciale.
Per gentile concessione della dott.ssa Giulia Stoppa, osteopata.