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ANTINFIAMMATORI MAL DI SCHIENA: ABUSARNE E’ PERICOLOSO

La prestigiosa rivista americana “Journal of the American Medical Association” ha pubblicato di recente un interessante studio secondo cui le conseguenze da abuso di farmaci antidolorifici ed antinfiammatori risultano essere la terza causa di morte negli Stati Uniti. E’ stato calcolato che nel solo anno 2012 le morti ricollegabili a questo tipo di abuso sono 225.000 e la tendenza risulta in salita tanto da presupporre un aumento di questi numeri fino a 285.000 casi nel 2015.

Come conseguenza della pubblicazione di questi risultati il Ministero della Sanità americano, ed in particolare il Centro di Controllo e di Prevenzione delle Malattie (Centers for Disease Control and Prevention) ha divulgato un’informativa ai medici di base americani. In questa si raccomanda la prescrizione di trattamenti osteopatici, chiropratici, attività fisica riabilitativa e terapie comportamentali in tutte le problematiche di dolore acuto e cronico all’apparato muscolo scheletrico prima di ricorrere ai farmaci.

Queste indicazioni del Ministero sono inoltre giustificate dagli ultimi dati scientifici che evidenziano come in effetti siano più efficaci alcuni tipi di terapia manuale rispetto alla farmacologia sia nel dolore acuto che in quello cronico.
In particolare questi risultati sul dolore lombare cronico, erano già emersi da una revisione della letteratura presentata dalla nota rivista del settore “Spine” nel febbraio del 2008.
In Europa i dati sulla morte provocata da abuso farmacologico sembrano essere leggermente più confortanti ma con una larga tendenza all’aumento.

La teoria proposta oltreoceano è la seguente: a chi accusa un dolore alla colonna, una cefalea muscolotensiva, un torcicollo o il colpo della strega il medico di base prescrive delle sedute di fisioterapia o di osteopatia; in brevissimo tempo, il giorno stesso o il giorno seguente, ci si reca dal terapista o dall’osteopata, al limite prendendo un antidolorifico in attesa di iniziare.

Una piccola parentesi è doverosa riguardo l’utilizzo delle terapie fisiche (ultrasuoni, tens, tecar, diatermia, laser…).Secondo una review del 2008 con dati confermati nel 2012 dell’autorevole rivista Spine non esiste una chiara evidenza scientifica dell’efficacia di queste terapie, a parte gli ultrasuoni e i laser ad alta potenza in particolari casi. La conseguenza pratica di questi studi è che anche il Ministero della Salute americano non suggerisce questi tipi di terapia ma appunto fisioterapia, osteopatia e terapie cognitivo comportamentali.

La teoria proposta dagli americani, perlomeno in Italia, spesso si scontra con la pratica. Risulta impensabile accedere in tempi brevi, per una sintomatologia del genere, al servizio sanitario nazionale e i tempi di attesa per farsi trattare anche privatamente risultano spesso lunghi o perlomeno non immediati.
La conseguenza inevitabile di questa situazione è che i pazienti hanno due sole possibilità; o rivolgersi a professionisti improvvisati o poco esperti oppure, la più frequente, ricorrere all’uso prolungato di farmaci antidolorifici e antinfiammatori in attesa di essere visti dall’osteopata o dal terapista che ha posto solo dopo alcuni giorni o alcune settimane.

Il piccolo contributo che stiamo cercando di dare per superare questa situazione è, come gruppo di lavoro, riuscire a garantire attraverso la collaborazione di parecchi professionisti dei trattamenti in tempi brevissimi (entro 24 ore) per le sintomatologie acute, augurandoci così di limitare il più possibile l’abuso farmacologico che, come abbiamo ampiamente visto, ha controindicazioni molto serie.

Per chi vuole approfondire segnaliamo alcuni link:

https://chriskresser.com/medical-care-is-the-3rd-leading-cause-of-death-in-the-us/

http://www.webdc.com/pdfs/deathbymedicine.pdf

http://pharmadeathclock.com

http://www.danmurphydc.com/wordpress/wp-content/uploads/articles/2010/Article_34-10_hockeyCOX.pdf

http://articles.mercola.com/sites/articles/archive/2016/05/19/opioid-painkiller-addiction-death.aspx