ADOLESCENZA E SPORT: IL CORAGGIO DI ASPETTARE
Quali possono essere i motivi di questa enorme perdita di risorse umane per lo sport italiano?
Innanzitutto abbiamo due grosse categorie di soggetti: i giovani atleti che interrompono l’attività agonistica per infortuni o quelli, e sono molti, che tradiscono le aspettative e da grandi promesse a livello giovanile si rivelano atleti mediocri e quindi, quasi sempre, interrompono comunque l’attività.
Prima di affrontare questo discorso dal punto di vista fisiologico, occorre dare uno sguardo all’aspetto psicologico legato all’abbandono dell’attività sportiva dell’adolescente.Il problema dell’abbandono ha tante volte alla base la precocità nella programmazione dell’allenamento (ovvero il voler accelerare i tempi).
Riconosciuto un talento, occorrerà da parte degli allenatori dimenticare gli obiettivi a breve e medio termine e riportare il tutto ad un livello di sana attività sportiva che progressivamente potrà portare ad iniziali risultati, ma senza tralasciare tutti gli altri aspetti della formazione educativa del ragazzo (scuola, amicizie, hobby…); elementi che torneranno utili nella gestione dell’atleta adulto e soprattutto che faranno in modo che egli non si allontani dal campo, dalla palestra o dalla piscina.
Un’altra domanda che è opportuno farsi è la seguente: “Quali sono le caratteristiche strutturali, metaboliche e cerebrali della pubertà e dell’adolescenza? Che rischi corre?”
Occorre infatti tenere presente:
• lo sviluppo del sistema nervoso centrale e la capacità di apprendimento neuromotorio della pubertà e dell’adolescenza
• lo sviluppo dell’apparato muscolo scheletrico ed in particolare del muscolo e della sua inserzione a livello osseo
• il funzionamento e la formazione dell’asse neuroendocrino e l’incidenza dell’allenamento su di esso
• la maturazione sessuale.
L’APPRENDIMENTO NEUROMOTORIO DALLA PUBERTA’ ALL’ETA’ ADULTA
Gli ultimi studi sulle capacità di apprendimento del bambino, della pubertà e dell’adolecsenza sono abbastanza sconcertanti se si pensa alle nuove riforme scolastiche in atto in Italia e nel resto del mondo. Sostanzialmente il cervello del bambino (circa dai 3 ai 10 anni) è in grado di immagazzinare in modo disordinato ma massivo un’enorme quantità di informazioni, che però non hanno una logica nel loro stoccaggio e nella riproposizione a livello volontario. Dopo la pubertà e nell’adolescenza (circa dagli 11 ai 16/17 anni) il sistema nervoso centrale perde leggermente la sua capacità di immagazzinare ma acquista quella di ordinare e quindi di creare logicità.
Verso la fine dell’adolescenza si ha ancora un’ulteriore perdita della funzione di apprendimento ma si acquista quella di estrapolazione, ossia quella di andare oltre rispetto alle informazioni che si posseggono per dedurne già di nuove. Riportando questo concetto a livello di apprendimento motorio, abbiamo esattamente la stessa situazione. Nei primi anni di vita l’individuo apprende con grande facilità gesti motori macroscopici e del più svariato tipo; durante pubertà e adolescenza li affina ed impara a renderli efficaci dal punto di vista energetico, per arrivare poi intorno ai 17, 18 anni a poter andare oltre sia a livello di sollecitazioni che di deduzione neuro motoria.
L’allenamento del ragazzo dovrà tener conto in modo importante di questo. La pubertà e l’adolescenza sono le età in cui va affinato il gesto tecnico in massima libertà senza sovraccarichi che impongano di “andare oltre”. Passata questa età diventa incredibilmente difficile correggere il gesto tecnico, perché il cervello tende a perdere questa capacità.
Il prof. Luigi Tesio, e non è il solo (cito tra gli altri il Prof. Boccardi), afferma, supportando con la ricerca questa affermazione, che “nove decimi della forza muscolare non dipendono dal muscolo ma dall’attività del sistema nervoso centrale”. Partendo da questo concetto, in particolare durante lo sviluppo, andrebbe riconsiderato il rinforzo muscolare durante le sedute di allenamento. Soprattutto acquista maggior significato il concetto di catena cinetica, ma, anche in questo caso, dal punto di vista neuro motorio e non solo muscolo scheletrico; inserendo il concetto nel contesto sopra descritto di “apprendimento”.
Quindi, traducendo in termini pratici, non ha molto senso, in particolare con atleti giovani, eseguire sedute di rinforzo muscolare selettivo, ma piuttosto approfittare di questi anni per allenare il loro sistema nervoso centrale a compier gesti complessi, vari e che coinvolgano più gruppi muscolari possibili.
Il terzo elemento di cui è opportuno parlare è il ruolo negativo che può svolgere lo stress fisico e psichico sull’apprendimento e sulle emozioni legate all’attività sportiva stessa. Ruolo fondamentale in questo processo ha il cortisolo, un ormone. Questo, prodotto dalla ghiandola surrenale, in condizioni di stress aumenta la sua presenza nel circolo ematico e va ad inibire, attraverso un processo complesso, l’attività di mediazione della regione ipotalamica. L’effetto di questo sulla corteccia prefrontale è importante in quanto quest’ultima tende a perdere la capacità di formare nuove interconnessioni neuronali e quindi di svilupparsi. Inoltre il rallentamento dell’attività ipotalamica tende a ridurre il filtro emozionale creando sensazioni di disagio legate a determinate situazioni ma non a livello cosciente, poiché la corteccia è inibita.
Traducendo anche questo concetto molto complesso in pratica, l’eccessivo allenamento o lo stress legato alla prestazione, ad esempio, tende a rallentare lo sviluppo della porzione anteriore del sistema nervoso centrale e quindi dal punto di vista neuromotorio alla non acquisizione di alcune capacità; dal punto di vista emozionale invece il giovane atleta può, in modo inconscio, formare catene associative che colleghino l’ambiente sportivo ad una sensazione di disagio senza che l’atleta si renda conto dell’evento o del motivo.
LO SVILUPPO DELL’APPARATO MUSCOLO SCHELETRICO
Nello specifico in questa fase ogni singola fibra muscolare è ancora in grado di aumentare il numero di ponti actina/miosina per unità; il che porta ad un allungamento effettivo della stessa preceduto da un rimodellamento del tessuto connettivale contenuto nel muscolo stesso (concetto di tensegrità).
Il muscolo dell’adolescente risulta quindi estremamente plasmabile, in particolar modo nella sua lunghezza. Questa caratteristica viene progressivamente persa nell’età adulta (cala la produzione di elastina dai 20 anni di età) mentre aumenta la capacità di sintesi proteica dell’organismo, e quindi la capacità di sintetizzare nuove miofibrille da affiancare, in parallelo alle fibre già esistenti. La naturale conseguenza di questa considerazione è l’applicazione nell’allenamento. Il muscolo dell’adolescente sarà estremamente ricettivo a tutte le sollecitazioni che ne aumentano l’elasticità e la lunghezza e non altrettanto a quelle che tentano di svilupparne direttamente, e in particolare in modo concentrico, la forza.
Il risultato finale sarà comunque un aumento di forza (la forza muscolare è data dalla somma della sua forza contrattile ed elastica) ma ottenuta attraverso la ricerca dell’elasticità e della lunghezza, elemento allenabile in modo massivo solo ora e non nell’atleta adulto.Il neotessuto connettivale in via di formazione ha, inizialmente delle caratteristiche aspecifiche; esso evolve e si specializza a seconda delle sollecitazioni a cui è sottoposto. Quindi, ad esempio, un neotessuto che si forma a livello dell’inserzione di un muscolo acquista le caratteristiche di tendine se sollecitato come un tendine (forze di trazione) ma tende ad evolvere in tessuto osseo se sottoposto a forze compressive, di estrema trazione e di torsione. In età adolescenziale questa è la principale causa di patologie inserzionali e da sovraccarico funzionale. Sostanzialmente un’eccessiva sollecitazione di un inserzione muscolare (tendine rotuleo, tendine d’Achille, capo lungo del bicipite…) porta ad un infiammazione dell’inserzione stessa e la tendenza all’evoluzione di questo tessuto verso l’osso (esostosi tipiche in queste patologie). Esistono delle fasi nello sviluppo in cui non vi è consequenzialità e sincronia tra crescita ossea e muscolare, ovviamente le zone di “passaggio” tra i due apparati saranno quelle più delicate in questa situazione.Queste patologie sono un messaggio chiaro; l’atleta sta attraversando una fase di crescita estremamente delicata, che va rispettata rallentando o interrompendo l’allenamento. E’, in questi casi è di norma l’utilizzo di metodiche (laser, ipertermia, tecar terapia, magneto terapia….) che tendono ad accelerare il processo di guarigione in quanto tendono ad aumentare ulteriormente il metabolismo cellulare e, in alcuni casi, eliminano o alterano il dolore, elemento fondamentale per comprendere la genesi e l’evoluzione della problematica.
Trovo più sensate, e la letteratura al momento supporta questa mia affermazione, quelle terapie che tendono a lavorare su tutto il corpo in modo armonico come unità, e tra queste cito assolutamente l’osteopatia così come tecniche rieducative globali come l’r.p.g. o il pilates, con l’intento appunto di modulare e armonizzare lo sviluppo del sistema e non certo di eliminare il dolore momentaneo che, come ripeto, diventa il segnale di allarme di un sovraccarico e che va quindi rispettato.Il muscolo dell’adolescente, si diceva prima, non ha ancora le caratteristiche metaboliche dell’adulto. Questo, sia dal punto di vista della capacità di sintesi di complessi proteinici, ma anche e soprattutto per quanto riguarda la capacità di trasportare ed utilizzare ATP al suo interno. Funziona quindi molto bene a bassa intensità (aerobiosi) ma non è ancora maturo per un estremo utilizzo in anaerobiosi e quindi ad altissima intensità. Inoltre lo smaltimento dell’acido lattico risulta anche esso più difficoltoso così come il trasporto energetico garantito dal creatin-fosfato. Nella programmazione occorre tener conto di questo elemento, perché nel momento in cui si sollecita l’anaerobiosi, si tende a portare il muscolo in una condizione di catabolismo e quindi lo si rende vulnerabile ai meccanismi di spasmo fino alla lesione.
L’ASSE NEURO-ENDOCRINO
Affrontare in modo approfondito lo sviluppo e il funzionamento dell’asse neuro-endocrino sarebbe estremamente complesso e lungo. Facciamo solo alcune semplici osservazioni a riguardo. L’adenoipofisi, o ipofisi anteriore secerne alcuni ormoni fondamentali per la regolazione del ciclo di crescita; i due ormoni che ci interessano in modo particolare sono il GH (somatotropina) e l’ACTH. Il primo è il principale regolatore umorale dello sviluppo dell’individuo e, in età adulta, del rimaneggiamento tissutale. La sua secrezione è regolata, in condizioni normali, da un ormone ipotalamico, il GHRH, e quindi dal sistema nervoso centrale. L’attività fisica provoca un aumento di produzione di GH, il che, entro certi limiti, è perfettamente fisiologico e anzi, stimola un corretto sviluppo dell’asse ipotalamo-ipofisi-surrenale; ma un’ eccessiva e cronica produzione (overtraining) porta a profonde modificazione del sistema umorale dell’organismo ed a picchi di accrescimento anomali che, a lungo termine, a causa di un feedback negativo da parte dell’ormone stesso, a un rallentamento o addirittura ad un blocco della crescita. In questo caso il potenziale di sviluppo di cui si parlava all’inizio si riduce drasticamente perché il soggetto non completa la sua potenziale maturazione. Dal punto di vista umorale la cronica sovrapproduzione di GH porta a malattie gravi come il diabete o a problematiche cardiovascolari.
Una moderna tendenza in campo sportivo è l’assunzione, spesso guidata e consigliata dai medici, di “reintegratori” di vario tipo, la cui funzione dovrebbe essere quella di aumentare la capacità di recupero degli allenamenti e di sopportazione di determinati carichi di lavoro. Analizzando il problema sempre e solo a livello giovanile teniamo presente che il nostro soggetto è in via di sviluppo; una tra le ultime strutture che raggiunge la completa maturazione è il sistema neuroendocrino, e quindi la capacità dell’organismo di sintetizzare enzimi, proteine, ormoni e altro autonomamente e con estrema precisione. Immettere in questo contesto sostanze “preconfezionate” dall’esterno rallenta la capacità di sintesi per due motivi: innanzitutto l’organismo non si “allena” a farlo e, in secondo luogo, riceve dei feedback dagli organi bersaglio di una determinata sostanza che ne informano la presenza e quindi vanno ulteriormente ad inibirne la produzione endogena.
Inoltre è largamente provato che l’assunzione di aminoacidi e complessi proteici aumenta la secrezione di GH.
L’assunzione di creatina in soggetti con un buon equilibrio di creatinfosfato nel muscolo fa si che questa si accumuli negli spazi interstiziali del muscolo stesso aumentando la quantità di acqua a livello extracellulare. La disidratazione è la più frequente causa di lesioni muscolari.
Infine assumere 5 o 10 grammi di carnitina al giorno, ad esempio, equivarrebbe a mangiare 3 o 4 chilogrammi di carne, cosa impossibile per un essere umano!
LO SVILUPPO SESSUALE
Si ha un significativo aumento dei casi di dismenorrea e amenorrea nelle atlete ad alto livello. Questo fenomeno sembra legato a due fattori: in primo luogo alla sovrapproduzione di ormoni androgeni (DHEA ad esempio) che inibiscono la maturazione dell’ovulo; in secondo luogo da un deficit di apporto energetico derivato da scarsa o non adeguata alimentazione. La disfunzione ormonale dipende da un iperstimolazione provocata dall’ACTH la quale a sua volta è provocata da stress fisico e soprattutto psichico. Questo ormone stimola l’attività surrenale e aumenta quindi la presenza in circolo di cortisolo di altri ormoni androgeni e mineral-corticoidi, una delle possibili conseguenze è l’amenorrea che nel maschio si tramuta, ma con minori evidenze scientifiche, in difetti di maturazione dello spermatozoo.
-dott. Emanuele Botti, osteopata